Prima che nascesse il Cesaf Maestri del lavoro, anno 2007

Incontro con il prefetto di Caserta Maria Elena Stasi

Consolato Maestri del lavoro
c/o Confindustria
Via Roma 13
81100 Caserta

All’attenzione del prefetto di Caserta S.E. Maria Elena Stasi

A nome di tutta l’associazione alla quale sono iscritto la ringrazio per l’incontro che ci ha concesso.
Un appuntamento che vuole rappresentare non solo un doveroso atto di conoscenza, ma anche un momento di riflessione sulla realtà sociale, economica ed ambientale che caratterizza la nostra provincia.
I maestri del lavoro nelle loro riunioni spesso analizzano ed esaminano le difficoltà in cui Terra di lavoro oggi si dibatte, e forti della loro esperienza lavorativa del passato, sono in grado di comparare fatti ed avvenimenti che sono oggetto della cronaca giornaliera e momento di attenzione da parte delle istituzioni.
E’ alla luce di questi eventi che l’associazione è preoccupata per una serie di emergenze a cui certamente Lei dedica molto del suo tempo lavorativo.
Livelli occupazionali, deindustrializzazione, morti bianche, lavoro nero, mancata formazione ed innovazione tecnologica, scarsa etica del fare impresa e non ultime l’emergenza ambientale e l’immigrazione, sono i nodi che stanno venendo al pettine. Conseguenza di una politica poco accorta e lassista attuata negli anni passati.
Il nostro non vuole essere un giudizio né una critica, ma solo l’esternazione di una inquietudine nel vedere un territorio regredire sullo scenario nazionale ed internazionale senza che la sua gente e le istituzioni insieme trovino la forza di reagire.
Siamo lavoratori di aziende che portavano il nome di 3M Italia, Olivetti, Siemens, Saint Gobain, Pierrel, Italtel; Enel, Indesit, Texas Instrument, tutte operanti nel casertano a partire dalla fine degli anni sessanta del secolo scorso e che costituivano il nervo produttivo di questa provincia, passata da agricola ad industriale nel giro di un solo lustro. Una realtà che portò Terra di Lavoro ad essere al 27° posto in Italia per reddito pro capite. Primeggiava con il Bergamasco ed è per questo che venne impropriamente chiamata la “Brianza del sud”. Un sistema produttivo che si credeva duraturo nel tempo tanto da farci sperare in un futuro più sereno per in nostri figli. Ebbene alla fine della nostra attività in fabbrica possiamo constatare che il nostro sogno era tale e che la realtà aveva fatto si che le industrie cadessero sotto la mannaia di faccendieri che come avvoltoi hanno raccolto quello che erano le ceneri delle vecchie multinazionali per investirli in altre attività senza assicurare nessuna innovazione, ma solo disoccupazione e cassa integrazione insieme alle lotte sindacali per il mantenimento dei posti di lavoro.
I casi sono tanti dalla Finmek alla Texas, alla Ixfin, alla 3M Italia tutte fotocopie di una stessa realtà speculativa.
Siamo certi che una maggiore accortezza nelle scelte ed una migliore programmazione avrebbe potuto almeno accompagnare più degnamente le maestranze in un processo di riconversione produttiva che richiede sempre meno manodopera e più specialisti di settore. Ma qui subentra l’altra nota dolente: la mancata formazione dei lavoratori in itinere e quella di giovani che escono dalle università. Quest’ultimi molto bravi, ma poco adatti ad essere inseriti in una realtà industriale che non ha tempo per formare, ma  solo necessità di realizzare prodotti di eccellenza.

L’uomo, in definitiva, nella globalizzazione diventa sempre più simile ad una macchina specifica, e quando non è funzionale viene espulso dal sistema, da qui la precarietà e i contratti a termine che non permettono la creazione delle famiglie e il crescere della società.
 E’ questa errata filosofia che crea anche il lavoro nero e le morti bianche.
Un prodotto deve avere la sua convenienza e chi mette i soldi il suo guadagno, non c’è via di scampo altrimenti si è fuori dal mercato. Un sistema che porta disuguaglianza e sfruttamento.
Nel nostro territorio la mala politica e la camorra hanno fatto il resto.
Solo una diversa concezione del modello di vita può farci competere con dignità e nella sussidiarietà, sicuri di potere ospitare ed accogliere anche gli immigrati, rispettando la loro cultura e la loro tradizione a condizione però che questi non arrivano nel nostro paese per convertici o peggio per imporci la loro fede imponendoci la rinnegazione della nostra.
Noi vorremo, invece, che questi temi venissero affrontati e portati a conoscenza della gente non con i soliti convegni, che alla fine studiano, analizzano e non risolvono, dove spesso il dibattere diventa una fiera delle vanità senza dare un reale apporto costruttivo. Non incontri, quindi, fatti nei momenti dei passaggi elettorali pieni di promesse future che immancabilmente non verranno mantenute, ma piuttosto incontri operativi su obiettivi specifici spezzettando il processo cognitivo ed evoluzionistico riducendolo nella sua essenza elementare i problemi complessi  in modo che qualsiasi cittadino possa fare la sua parte, così come il Taylor all’inizio del 900 semplificava all’elemento base un processo produttivo che portava al prodotto finito e cosi facendo si accelerano i tempi e si evitavano errori.

E’ con queste premesse, Eccellenza, che la nostra associazione mette a disposizione sua, di tutte le istituzioni e di tutte le forze sociali, l’esperienza dei soci e la loro professionalità acquisita in tantissimi anni di lavoro, svolti con redditività ed intelligenza. Il nostro scopo è quello di continuare a dare un contributo fattivo e concreto al mondo della scuola e delle imprese così come lo abbiamo fatto con le loro aziende.
Vogliamo, in definitiva, onorare l’encomio che il Presidente della Repubblica Italiana ha voluto riconoscerci assegnandoci il titolo di Maestri del lavoro.

Mdl Mauro Nemesio Rossi
Caserta 24 maggio 2007

Pubblicato da maestrilavoro

ll “Centro Studi e Alta Formazione Maestri del Lavoro d’Italia” in sigla “CeSAF MAESTRI DEL LAVORO” è legalmente costituito in associazione culturale, senza scopo di lucro. Cura e promuove la formazione dei Maestri del Lavoro aderenti e degli affiliati laici intesi come persone non insignite Stella al Merito, ma che perseguono gli stessi fini quali: favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro e a diffondere i sani principi a esso connessi, così come richiesto dal decreto del ministero del lavoro firmato dal presidente della repubblica per l’assegnazione della Stella al Merito.