Editoriale

Significato Maestro del lavoro: compiti e prospettive

Se si consulta la più popolare e usata enciclopedia in rete Wikipedia in corrispondenza del termine maestro, mette in prima linea la definizione di Maestro del Lavoro riconoscendo l’alta onorificenza che il presidente della Repubblica rilascia a quanti si sono distinti nelle loro aziende per laboriosità, ma ancor più per avere avviato all’attività produttiva, giovani che si affacciavano per la prima volta in un opificio pronti a imparare un’arte o un mestiere. Ebbene la frase Maestro del Lavoro contiene due termini che da soli hanno, oggi nel mondo contemporaneo, i più alti contenuti di esaltazione della personalità umana. La parola maestro la si può attribuire a colui che più degli altri aiuta a crescere, in tutti i sensi. Crescere significa confrontarsi. Ne consegue che un essere umano fin dai primi passi della sua vita incontra una infinità di maestri. Ad un certo punto, riconosce qualcuno che ritiene che sia maestro più di altri. Perché, che cosa succede? Semplicemente perché ha trovato la persona che, vuoi per l’età, per l’esperienza in un determinato campo del sapere, del gioco o di qualsiasi altra disciplina, nell’ambito proprio di quella disciplina particolare, dimostra di aver acquisito più conoscenza. La sua crescita ha preceduto quella del giovane, il suo passato si è confrontato con passati che il giovane non ha conosciuto e di conseguenza egli è il suo maestro. Il Maestro è cresciuto prima, quindi il confrontarsi con l’allievo significa trasmettere la sua esperienza e la sua sapienza. E’ da questo confronto che un giovane riconosce il suo maestro. Nel momento in cui il maestro stesso si rapporta con l’allievo ottiene rispetto e si pone gerarchicamente in una posizione superiore. Ma questo è un altro discorso. La parola “maestro”, in Latino magister da (magis), con una sua intrinseca positività, in Ebraico rabbi (grande) in Sanscrito guru (pesante di dignità e prestigio, racchiude in sé un significato altamente qualificanti.

Il maestro è, dunque, chi guida,chi spiana il cammino, chi condivide ciò che insegna, chi si esamina prima di trasmettere il suo sapere, i suoi principi condivisi, chi migliora se stesso, prima di ergersi a precettore. Ed è proprio il maestro che aiuta in un percorso di formazione con le sue esperienze, il suo tutoraggio, il suo favorire integrazione e confronto. Ma nel vissuto di ogni singolo individuo le pluralità degli incontri con una propria guida diversa nel tempo e nello spazio richiedono scelte e preferenze, per ottenere un rapporto armonico ed empatico. Di qui i modelli, degni di rispetto, di imitazione, di ammirazione. D’altra parte il ruolo del maestro trova già riscontro nelle culture classiche, in Grecia come a Roma, dove dopo i primi rudimenti materni e patern, all’insegna del mos maiorum, inizia una fase di arricchimento culturale e morale, alla presenza di coetanei per condividere esperienze e sapere. Il giovane romano ha il compito di formarsi per divenire, adulto, un civis in grado di governare al meglio lo Stato. Anche, oggi, i nostri giovani dovrebbero educarsi ai boni mores, per costruire una società degna di rispetto e il modello potrebbero trovarlo in quei grandi maestri che hanno fatta la Storia e che ci hanno lasciato un patrimonio inestimabile di ideali e valori universali. Chi vive a contatto con una gioventù sempre più problematica ed esposta comprende i cambiamenti che si sono verificati e sa che il modo di “fare scuola” è in continua evoluzione. Una scuola al passo con i tempi deve necessariamente considerare che, accanto ai cosiddetti “saperi tradizionali” ci sono apporti esterni che i maestri del lavoro possono dare a condizione che non si fermano nella loro preparazione e continuano ad avere un ruolo determinante per formare “individui”capaci di vivere in modo positivo nella società e che il sapere non può essere disgiunto dal “saper fare”

Diverso è più complesso è il termine lavoro una parola che deriva dal latino ‘labour’, che significava ‘pena’, ‘forzo’, ‘fatica’, ‘sofferenza’. Insieme a labeur era la parola operaius “uomo di pena” che rinvia a due termini opus, opera e operae che significa impegni, le obbligazioni che dovevano essere assolti sia dall’affrancato verso l’antico padrone, sia di fronte a un cliente nel caso di un contratto di affari. E’ Carlo Marx che da alla parola lavoro al dignità sociale riconducendola ad un aspetto politico come parte essenziale del processo economico mondiale. Marx infatti riporta nella sua opera il capitale una descrizione del “libro dei mestieri” di un certo Etienne Boileau del XIII secolo dove è scritto: “ogni garzone quando viene accolto nell’ordine dei maestri, presta giuramento di amare fraternamente i suoi fratelli, sostenerli nei loro mestieri, di non rivelare volontariamente i segreti del mestiere”. Una casta quindi chiusa che non allargava l’orizzonte e non lasciava spazio alla crescita della società. Ma ai sui tempi Marx stesso arrivò alla conclusione che “lavorare significa spendere la propria forza-lavoro per conferire a degli elementi della natura una forma ed uno stato utili all’uomo, utilizzabili e consumabili da lui. Ma “operando mediante tale moto sulla natura fuori di sé e cambiandola, egli cambia allo stesso tempo la natura sua propria. Sviluppa le facoltà che in questa sono assopite e assoggetta il giuoco delle loro forze al proprio potere.”
Il Maestro del Lavoro, quindi, rappresenta la maturità di questo processo perché ha raggiunto l’apice della propria esperienza e si avvia al completamento della sua fase cognitiva, che non può essere racchiusa nella sfera del privato o peggio dispersa in altre attività filantropiche fine a se stesse, ma va messa a disposizione delle forze giovani che si avviano nel processo produttivo della società e di cui il lavoro è l’elemento fondamentale. Occorre fornire loro la linfa vitale per la crescita. Lo impone la legge istitutiva dell’onorificenza, l’appello del presidente della repubblica, la società. Ce lo chiede il mondo della scuola, quello della formazione, le istituzioni locali. Fregiarsi della stella al merito significa non solo ostentare un encomio, ma avere la consapevolezza di continuare a spendere il proprio tempo per una missione nobile e di alto livello. Il Centro Studi ed Alta Formazione dei Maestri del Lavoro d’Italia, intende attuare le linee morali ed ideologiche che i fondatori si sono date. L’ideale sarebbe che ogni insignito tenesse presente questa missione istituzionale, ma non sempre è cosi. Davanti a delle eccellenze, rappresentate da molti organizzazioni similari del nord, ci sono poche iniziative al centro, scarse anzi scarsissime al sud. E’ compito della CeSAF essere trainante del progetto. Da qui le attività messe in atto e che si spera possano essere da esempio. E’ nei principi sopra espressi che sono state sottoscritte con due prestigiose università accordi quadri finalizzati alla formazione dei Maestri del Lavoro. La prima con la Seconda Università di Napoli, facoltà di “scienze del farmaco ed ambientale” dove si è già si sono tenuti due corsi corsi sul tema “trilogia dell’ambiente” un seminario “full immersion” su acqua, terra ed aria, e dove hanno partecipato oltre 20 insigniti. La seconda con la Libera Università di Scienze Sociali (LUISS) di Roma che oltre alla formazione, ha necessità di utilizzare i maestri manager di imprese in incontri mirati con faccia a faccia con i laureandi per trasmettere loro esperienze di attività svolte sul campo.

Un discorso a parte va fatto per la questione legalità la dove il dirigente scolastico regionale della Campania nell’inoltrare alle vari scuole di secondo grado la circolare che potevano avvalersi delle discussioni dei maestri del lavoro, nell’ambito della Sicurezza sul lavoro, avviamento al lavoro, ambiente, ha voluto inserire anche per la legalità e storia locale. Ebbene l’attività svolta nella legalità è andata oltre le aspettative il CESAF è intervenuto direttamente organizzando incontri con le scuole in zone a rischio camorristico e ben oltre il confine della provincia di Caserta. In questo suo percorso, ha coinvolto magistratura e forze dell’ordine che sono state loro gli interlocutori principali degli alunni dando un apporto importante nell’indirizzare i giovani ad un corretto vivere civile. Mondragone, Casal di principe, Aversa, Caserta dove al fianco dei Maestri del Lavoro c’erano procuratori, questori, comandanti dei carabinieri a mettere in guardia i giovani dal pericolo della strada. Questo è il compito di un insignito che sarà tanto più valido quando più contribuisce alla crescita della Patria in termine di etica e cultura.

Mauro Nemesio Rossi