Quaderni – Conosci il tuo territorio: Amalfi (parte prima)

AMALFI

 L‘Italia è un paese bellissimo, dove al fascino delle sue numerose, incantevoli ed incontaminate località di montagna fanno da contraltare stupende, impareggiabili ed incomparabili paesaggi costieri caratterizzati da spiagge assolate e mare cristallino.

Nel “bel paese” dopo i rigori dell’inverno la primavera sboccia in una esplosione di profumi e di colori, il sole è caldo, e ci si può già concedere il primo tuffo nel mare. Nel contempo rinasce la voglia di immergersi in un bagno di storia, cultura, svago, riposo, e gustare specialità enogastronomiche. E’ il momento migliore per visitare una delle più suggestive, spettacolari ed incantevoli perle della nostra lunga fascia costiera che tutto il mondo ci invidia. Senza parole! E’ questo il primo impatto, la prima sensazione che si ha al cospetto del tratto di costa campana che si affaccia sul golfo di Salerno.

E’ la Costiera Amalfitana famosa in tutte le latitudini per la bellezza naturalistica, tutt’ora selvaggia ed incontaminata nonostante il trascorrere del tempo e l’alternarsi di periodi di guerre e saccheggi con fasi di pace e fiorenti commerci, dove il clima particolarmente dolce e mite accoglie visitatori anche durante la restante parte dell’anno.

Un lembo di Italia dal paesaggio mozzafiato che custodisce secoli di arte, oltre che ricchissima di storia e cultura al punto che alla tassonomia geografica di “Costiera Amalfitana” è stato attribuito il prestigioso titolo di Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Incastonata in questa cornice paradisiaca si trova Amalfi che geograficamente e storicamente costituisce il nucleo centrale di un agglomerato costiero intorno al quale si diramano una serie di piccoli centri e paesi, unici ed indimenticabili, ciascuno con le proprie specifiche peculiarità naturali ed ambientali e tipiche tradizioni locali. Storicamente le origini di Amalfi si fanno risalire alle lotte tra i Romani e le popolazioni barbare. La leggenda, invece, narra che la Città sia un dono che Ercole, figlio di Giove, abbia fatto alla fanciulla amata i cui occhi avevano il colore del mare. Si rammemora che il comprensorio amalfitano fu culla di diverse popolazioni a partire dall’Età della pietra e dalla Civiltà del rame. I primi coloni greci vi si affacciarono intorno al secolo VIII a. C., seguiti, poi, dai Sanniti, che approfittando delle dispute sorte tra Greci ed Etruschi governarono l’intera area fino all’avvento della potenza romana.

Fu proprio durante l’amministrazione romana che conobbero particolare sviluppo i commerci e le economie del circondario grazie anche alla costruzione delle strade consolari (n.d.r. vie di comunicazione dell’impero romano fatte realizzare per volere dei consoli sia per scopi militari che per ragioni economiche), primo nucleo e presupposto per gli scambi via terra. Seguirono, poi, gli insediamenti di Longobardi e Bizantini attratti dalle bellezze naturalistiche, dall’intenso flusso degli scambi commerciali di prodotti della terra e dell’artigianato di quei luoghi. Fu anche sede vescovile a partire dall’anno 596. Il primo settembre 839 Amalfi si staccò dal Ducato di Napoli costituendosi in uno stato autonomo. Il piccolo stato fu retto prima da un conte eletto annualmente dalle famiglie nobili amalfitane, ed in seguito da un duca. In quel periodo i confini di Amalfi si estendevano a Cetara (oggi famosa per la colatura delle alici), Positano e Capri (oggi alla ribalta delle cronache per il jet set internazionale), l’arcipelago de Li Galli (noto per essere stato abitato, tra gli altri, da Rudolf Nurejev e da Eduardo De Filippo), verso l’interno si spingevano fino ai Monti Lattari e la città di Gragnano (oggi molto rinomata per i suoi pastifici).

Fu quello il momento della massima espansione, durante il quale si avviò la fitta rete di rapporti diplomatici e la rivalità con Pisa, Genova e Venezia e si coniò la moneta statale denominata tarì (dal quale ha preso il nome il grande centro orafo di Marcianise in provincia di Caserta). Come simbolo della Repubblica marinara fin dall’inizio dell’anno mille fu adottata una bandiera con sfondo di colore azzurro e recante al centro la c.d. croce ottagona di colore bianco conosciuta oltre che come croce di Amalfi, anche come croce di Malta e come croce di San Giovanni; croce che un secolo dopo sventolò sui vessilli dell’Ordine dei Cavalieri Ospitalieri di Malta, poi Sovrano Ordine Militare di Malta.

La forma della croce è probabilmente di origine bizantina con radici molto antiche risalenti al VI secolo, ed è altrettanto verosimile che furono proprio gli amalfitani i fondatori dell’Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme da cui ebbe origine l’Ordine dei Cavalieri. Svariate le interpretazioni che nel corso del tempo hanno attribuito un significato diverso alle otto punte della croce spaziando: dalle otto beatitudini descritte da San Matteo, le otto più importanti virtù cristiane, le otto nazionalità di provenienza dei Cavalieri di San Giovanni, le otto regole, ovvero princìpi, che dovevano rispettare gli antichi cavalieri. In campo legislativo ed amministrativo, furono redatte le c.d. “Tavole amalfitane” note anche come “Tabula Amalphitana” un vero e proprio codice marittimo. In pratica il più antico statuto marittimo italiano adoperato in tutta l’area del mare mediterraneo fino al XVI secolo che comprendeva diverse norme per il regolamento dei traffici marittimi, dei commerci, ed il comportamento in mare dei membri di un equipaggio attribuendo a ciascun componente specifici diritti e doveri.

 La storiografia dell’epoca documenta commerci e traffici marittimi particolarmente floridi e di mercanti amalfitani che avevano colonie nelle più importanti città del Mediterraneo. Si narra che furono loro ad inventare la bussola quale strumento di orientamento marinaro magnetico “a secco” ed a diffonderla in tutta l’area del Mediterraneo nella prima metà del XIII secolo. L’invenzione, nel corso dei secoli è stata attribuita all’inventore amalfitano Flavio Gioia. In realtà, però, costui non è mai esistito e la tradizione vuole che sia stato l’amalfitano Giovanni Gioia l’inventore dello strumento marinaro. N.d.r. Marco Polo non parla della bussola ma solo della conoscenza dei cinesi del potere del magnete. Nel 1398 la città divenne feudo dei Sanseverino, per passare poi ai Colonna, agli Orsini, ed infine ai Piccolomini. Nel XV secolo con la dominazione aragonese giunsero i mercanti catalani che fecero una spietata concorrenza alla flotta amalfitana nel frattempo ridimensionata, sparuta ed indebolita.

Mdl Giuseppe Taddei 

 

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Pubblicato da maestrilavoro

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