Quaderni del Cesaf – la trasformazione del mondo del lavoro

My fourth homage

Nel 2003 l’artista contemporaneo Massimo Bartolini (Cecina 1962) ha inteso realizzare un’opera il (My fourth homage) che nell’intento di omaggiare un capolavoro ampiamente conosciuto, studiato, diffuso e riprodotto (il Quarto stato), vuole anche essere un progetto, una proposta, l’aspirazione volta ad aggiornarne i contenuti contestualizzandoli e trasferendoli ai tempi recenti e raffigurare la nuova condizione della classe lavoratrice dopo appena cento anni dalla sua genesi. La scena che ci viene offerta e proposta è quella di un rivisitato, ravvicinato e recente agglomerato di lavoratori composto da “monadi atomizzati” effetto e conseguenza dei ben noti fenomeni della mondializzazione e della globalizzazione. La prima impressione, percezione che colpisce lo sguardo dell’osservatore è un generico e generale scoramento, uno smarrimento coessenziale alla assenza di quel dinamismo, di quella coralità, di quell’orgoglio ben presenti ed evidenziati nella precedente opera che vuole celebrare, caratteri che col passare del tempo sono andati scomparendo. Gli operai, i lavoratori del nuovo millennio non sono più in marcia, non hanno di fronte a loro obiettivi, orizzonti da raggiungere, da conquistare, sono postati in una situazione di desolante immobilismo. Tra loro non vi è dialogo, non si ravvisa alcuna espressività, non si profila il formarsi di una proposta di crescita e di avanzamento delle nuove figure del mondo del lavoro. Tutt’altro, appaiono ciascuno rinchiuso in una sorta di afasia prossima all’autismo, come si può facilmente intuire dallo sguardo perso nel vuoto privato di ogni passione. Il quadro è una sferzante esegesi artistica del disincantamento che oggi affligge coloro che si affacciano al mondo del lavoro, consapevoli che molto verosimilmente flessibilità e precarietà saranno di ostacolo ad un futuro prospero e radioso, a nobili e virtuosi progetti nei quali credere e sperare, ad una “grammatica” che possa orientare ed interpretare i conflitti e le contraddizioni del presente. E’ impressionante la percezione di immobilismo rafforzata ed evidenziata dal posizionare le figure con le gambe sotterrate fino alle ginocchia a significare una condizione statica, non rivendicativa, di remissivo immobilismo, di generale spaesamento. La progettualità procreativa, generativa di nuova linfa umana, di un rinnovato disegno familiare non hanno alcuna speranza di concretarsi dal momento in cui, nella comparazione con l’altra opera, si nota con evidente contrasto che non compaiono figure di bambini. Uomini e donne sono vestiti in una pluralità di abbigliamenti diversi tra loro a simboleggiare una diversa origine, una differente provenienza, incapacità a comprendersi e sentirsi parti unitarie di una totalità, di un gruppo omogeneo e coeso.

Diversamente dalle forme letterarie, questa volta, questa occasione, ci raccontano e ci illustrano con le forme e le espressioni dell’arte pittorica due fasi differenti e recenti della nostra storia socio economica. Nei cento anni che separano il primo dal secondo quadro dalla loro osservazione vediamo come si sono rapidamente trasformate le forme e le pratiche del complesso mondo del lavoro e della produzione, i costumi, le relazioni e le categorie fra le componenti sociali nuove e diverse, come è cambiata la storia e la coscienza della classe lavoratrice, come si è realizzato un mutamento paradigmatico ed epocale con il transito dal proletariato al precariato.

mdl Giuseppe Taddei

Pubblicato da maestrilavoro

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