Quaderni del Cesaf – Arte tra proletariato e precariato

Dall’era industriale alla rivoluzione post industriale

Se volgiamo lo sguardo a ritroso nel tempo, vediamo che nel corso della storia economica si sono succeduti tre principali processi di industrializzazione che, per la loro forte connotazione tecnologica e spinta innovativa, sono stati aggettivati col termine di rivoluzioni industriali. Come noto la prima fu quella della macchina a vapore e del carbone alla fine del settecento; la seconda quella del motore a scoppio, dell’elettricità e del petrolio attorno al 1870 e peculiarmente nel novecento; la terza quella dell’energia atomica e dell’informatica in epoca post bellica. Con l’ulteriore progredire ed evolversi del sistema sociale ed economico si è realizzato un mutamento, una destrutturazione seguita da una nuova riconfigurazione della società identificabile in un sistema delle economie e delle società globalizzate, successivo e postumo a quello complessivamente riassunto in quello c.d dell’evo o dell’era industriale, concettualizzato e denominato dell’era post-industriale. La dicotomia tra le due epoche profilata ed indagata con le lenti della analisi sociale ed economica identifica la prima connaturata e coessenziale alla classe del proletariato e la seconda consustanziale a quella del precariato. Didascalicamente e sinteticamente è a tutti noto che il proletariato si caratterizza per una certa inseità (identità, sostanzialità, conoscenza), per la prevalente erogazione della forza lavoro nel processo produttivo, per una monotonia dovuta alla ripetizione della stessa funzione, ma anche alla stabilità del posto fisso ed alla possibilità di crescere e migliorare la propria posizione aziendale, lavorativa, economica, sociale. All’opposto il precariato si contraddistingue per una certa perseità (autonoma determinazione) per il lavoro incerto e volatile, cangiante ed insicuro, dalla difficoltà a creare una stabile identità biografica e lavorativa; inoltre impedisce la specializzazione, spezza la continuatività narrativa del proprio percorso esistenziale.

Il passaggio dal proletariato al precariato trova facile e felice sinestesia (figura retorica della percezione), estrema, concreta, chiara esaltazione, rappresentazione e raffigurazione allegorica in due opere d’arte che sono “Il quarto stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo dipinto nel 1901 e “My Fourth Homage” (traducibile in Il mio quarto omaggio) dipinto nel 2003 da Massimo Bartolini. Molto conosciuta la tela del “Quarto stato” che fa da sfondo ai titoli di testa e da locandina del film “Novecento” del 1976 di Bernardo Bertolucci che racconta le vicende della prima metà del secolo XX.

mdl Giuseppe Taddei 

continua seconda parte 

Pubblicato da maestrilavoro

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