Lottiamo con le istituzioni per salvare il nostro museo provinciale

on. Nicolò Antonio Cuscunà

I più giovani non conoscono la storia industriale della città di Caserta. Quando la nostra provincia, in particolare la periferia sud verso Marcianise e lo svincolo autostradale, divennero Polo Industriale d’eccellenza”. 1970 l’anno d’inizio dell’attività del gruppo Olivetti d’Ivrea. Adriano Olivetti era morto nel 1960 lasciando un’eredità di cultura industriale d’avanguardia, anticipatrice dell’industria 4.0. La cultura industriale olivettiana non trasformò solo l’economia dell’ex Campania Felix di “Terra di Lavoro”, trasformò la cultura dell’intera area, sottraendola all’individualismo contadino, alla coscienza solidale, partecipativa operaia. I rapporti interni alla fabbrica, tra dirigenti, capi e maestranze, visti gli insegnamenti al sociale di Adriano Olivetti, erano volutamente improntati al rispetto dei ruoli in reciproca fiducia.

La reciproca fiducia, nel facilitare i rapporti interpersonali creava il clima favorevole agli interessi “produttivi” dei singoli e dell’azienda. Oggi l’industria Olivetti in Marcianise non esiste più.  Scelleratezze industriali, o meglio, operazioni di “finanzieri d’assalto”, speculatori faccendieri hanno distrutto produzione e lavoro.  Il mancato adeguamento tecnologico, rese non competitivo il prodotto Olivetti sul “mercato globalizzato”. Più o meno come avviene oggi nel comparto aereo Alitalia e siderurgico, Bagnoli, dismessa e svenduta ai cinesi, ILVA in crisi per mancati adeguamenti a tutela dell’ambiente. I piani di “salvataggio”, posti in essere,1995, dall’allora amministratore delegato ragioniere Roberto Colaninno, fallirono. Ancora meno servì la trasformazione dell’azienda in elettronica e informatica. L’ingresso della CIR di Carlo De Benedetti, nella quale entra R. Colaninno e l’accesso nelle telecomunicazioni indebita il gruppo in modo irreversibile al fallimento.  Colaninno attua la cosiddetta “macelleria industriale”, spezzetta e vende i cespiti industriali senza risanare l’azienda.  Il ragioniere d’assalto Colaninno, padre del deputato PD Matteo, oggi nel gruppo di I.V. di Matteo Renzi, vende Telecom per 8 mld di euro, percepisce miliardarie buonuscite da Olivetti e Telecom e acquista la “Piaggio”. Questa storia la rammentiamo anche al presidente dell’AGIS, sindaco di Arienzo, Giuseppe Guida, perché si ravveda e interrompa lo sgombero da villa Vitrone del “Museo dinamico della Tecnologia Adriano Olivetti”.

Questo polo museale-tecnologico d’eccellenza è stato creato dal paziente lavoro svolto con dedizione dai volontari associati nel Cesaf  Maestri del Lavoro d’Italia. Tutti ex operai, capi e dirigenti dell’industria, personale dal grande profilo umano, culturale e sociale. Figure di lavoratori forgiati alla grande scuola dell’impresa di Adriano Olivetti. Il museo, allocato presso Villa Vitrone, in via Napoli a Caserta, in comodato d’uso  dell’Ente Provincia di Caserta, occupa 300mq posti al piano rialzato della struttura.  Espone oltre 600 pezzi unici di macchine per il calcolo meccanico, macchine da scrivere, con un esemplari dell’800, personal computer da tavolo del 1965, la raccolta dei disegni architettonici della fabbrica Olivetti di Marcianise, oltre ad arredi d’ufficio (pezzi unici) disegnati dall’architetto Ettore Sottsass. Il museo espone anche radio rarissime, di cui una a Galena, classificatori e archivi  d’ufficio. Il museo è meta di studenti in visite culturali-scolastiche, durante le quali effettuano prove di laboratorio guidati dai Maestri del Lavoro. Prima della pandemia, hanno visitato il Polo Museale una media di oltre 2.500 alunni per anno scolastico.

Il museo è fornito di una grandissima documentazione aziendale e fotografica della “Olivetti Marcianise” consultata da decine di studenti universitari (provenienti da tutt’Italia) per redigere tesi di laurea sulla figura dell’innovatore illuminato Adriano Olivetti e sulla sua organizzazione aziendale antesignana dell’industria 4.0. Ordunque, nessuno obietta sull’altissimo valore del “Museo dinamico della tecnologia Olivetti”, il sud, la Campania, la provincia di Caserta col suo capoluogo non possono rinunciare a tale attrattore culturale e turistico. Chiudere per trasferire il museo in un deposito nello Stadio del Nuoto di via Laviano è inconcepibile. I compiti gestionali ed amministrativi dell’AGIS, società gestore per conto dell’Ente Provincia di villa Vitrone, pur comprensibili meritano attenta riflessione politica. Il presidente dell’Ente Provincia Giorgio Magliocca, nel rispetto dei conti e delle finanze pubbliche, riteniamo debba assolvere al suo ruolo politico, dal quale non può sottrarsi, e “trovare un’adeguata sistemazione espositiva-fruibile per visite e studio del “Museo Olivetti”. Lo Stadio del nuoto non è un deposito, il museo della tecnologia Olivetti non può scomparire in un deposito.

Pubblicato da maestrilavoro

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