L’INQUINAMENTO DEL SUOLO NEL BASSO VOLTURNO ALLARMI(SMI) MEDIATICI E RISULTANZE SCIENTIFICHE  

 

Da oltre cinque lustri la sciagura sembra essersi abbattuta sulla provincia di Caserta. E’ con pertinace costanza, degna di ben altre imprese, che i mass-media denunciano guasti e disastri,  e preconizzano catastrofi ineluttabili. Ce n’è stato e ce n’è per tutti i gusti: dalle discariche abusive alle diossine, dai compost contaminati ai tumori. Tutti i suoli  sembrerebbero essere irrimediabilmente persi all’uso lecito e alla fruizione salubre, ponendo in crisi la gestione delle attività produttive connesse con l’agricoltura ed il turismo. E gli echi del degrado hanno riverberato fino negli Stati Uniti, in Giappone, in Australia, aggravando impietosamente, se possibile, la già pessima reputazione nazionale del territorio casertano. Ma quanto c’è di reale e sostanziato? Quanto è realmente rovinato il cuore di quella che per i Latini era Campania Felix,  il distretto agricolo più fertile e produttivo del Sud peninsulare? Di fatto, il crescente allarme, sfociato successivamente in allarmismo catastrofista, ha provocato gravissime conseguenze sul piano socio-economico in termini di caduta dell’immagine del territorio, svalutazione delle produzioni agricole, in particolare della mozzarella, ritiro del turismo, svalutazione dei beni immobiliari, penetrazione della clandestinità e della criminalità, individuale ed organizzata, locale e straniera.  E al danno si aggiunge la beffa. E’ paradossale, sconcertante e mortificante considerare che gli areali sotto accusa coincidono con i luoghi di produzione dei più rinomati prodotti della provincia di Caserta, quali la mela Annurca, la mozzarella, l’Asprino D.O.C. In particolare, nel territorio di Castel Volturno e della sua Pineta si ritrovano l’asparago selvatico, il tartufo Marzolino-Bianchetto, il pinolo.

E’ orami tempo di fare chiarezza sulle reali condizioni del territorio e contrastare pericolosi ideologismi e strumentalizzazioni che porterebbero a rovinose risoluzioni, dall’abbandono alla conversione in produzioni no food di biomasse, al cambio di destinazione d’uso a favore di attività non agricole. Per restare ai Latini, occorrono “Facta, non verba”, ovvero riscontri obiettivi , non chiacchiere.

Indubbiamente, eventi criminosi, correlati alla infinita emergenza rifiuti in Campania, hanno inferto un reale duro colpo tanto alla qualità quanto all’immagine della regione, e del casertano in particolare. I casi che hanno maggiormente coinvolto il cittadino sono certamente quelli relativi alle operazioni “Cassiopea” (1999) e “Madre Terra” (2005-2006), che hanno consentito di sequestrare discariche abusive e bloccare traffici illeciti di rifiuti. Ma le Procure di S. Maria Capua Vetere e di Nola, insieme con tutte le autorità giudiziarie hanno lavorato e continuano a lavorare strenuamente e quotidianamente per prevenire e reprimere i crimini ambientali.

D’altra parte, il mondo scientifico ha sentito la doverosa esigenza di  mettere a disposizione il proprio sapere e le proprie competenze per redigere un quadro diagnostico realistico dello stato di salute del suolo in Campania, basato su risultati scientifici validati e condotti, così come si conviene, in assoluta autonomia non pregiudiziale.

Di fatto, numerose sono le ricerche svolte sia presso l’Università di Napoli Federico II, sia presso la Seconda Università di Napoli. Come era da attendersi, la maggior parte delle indagini ha riguardato le aree famigeratamente più critiche, ovvero l’agro nocerino-sarnese e il bacino del Basso Volturno, in particolare l’areale da Capua a Castel Volturno tra l’Agnena e i Regi Lagni. I risultati sono più che rassicuranti: studi geochimici hanno evidenziato che il “fondo” di elementi potenzialmente tossici è assolutamente compatibile con la natura del substrato geologico. In particolare, nel Bacino del Basso Volturno, il contenuto di piombo nei suoli è sempre al di sotto dei limiti di rischio, sia negli orizzonti superficiali che in profondità. E altre ricerche in corso, concernenti rame e zinco, conducono verso risultati analoghi.

Verosimilmente, il male peggiore che affligge la provincia di Caserta è la disonorevole carenza di etica dei mezzi di informazione, che dovrebbero innanzitutto consultare tutte le fonti e verificare l’affidabilità delle notizie.

 

Andrea Buondonno
Ordinario di Pedologia, Seconda Università di Napoli
presidente senato Accademico CeSAF

Pubblicato da maestrilavoro

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