Per la pace perpetua: le letture che non appartengono al tempo

Di Giuseppe Ferraro 
Ci sono letture che non appartengono al tempo. Non si logorano. Letture che ad ogni ri-lettura donano nuovi dialoghi.
Penso a Kaliningrad. Ci sono stato tutte le volte che ho aperto le pagine della Critica della ragione pura, tutte le volte che ho aperto un libro di Kant. Da ultimo ci sono ritornato rileggendo il saggio sulla “pace perpetua”. Ci ritorno spesso, sono tante le guerre che seguono l’una all’altra in una periodizzazione continua. Non c’è mai sosta. La geopolitica, come adesso si dice, è una “geoguerra”. A dirla così si capisce più la sofferenza e non certo la politica o forse si capisce come la politica porti alla al “polemos”, alla guerra come “polemica armata”.
Kant è nato e vissuto a Kaliningrad, che non si chiamava così, era Königsberg, la “montagna del re”, fondata dai cavalieri teutonici nel XIII secolo. Allora si parlava tedesco, faceva parte della Prussia. Nel 1945 passò ai Russi come spartizione del bottino della seconda guerra mondiale. Kaliningrad è lontana dal territorio di Russia. Si dice per questo che è un “enclave” una regione chiusa tra confini di paesi di lingua e di governo diverso da quello cui politicamente appartiene. Kaliningrad è fra Polonia, Lituania, Biolorussia e il mare Baltico.
Adesso è al centro della guerra di questi giorni e si trova ad aprire una nuova fase del suo peggiore sviluppo. La posta in gioco è sempre l’Europa che sembra non rendersi conto di essere la nuova Elena della contesa, aprendo sotto di sé un baratro difficile da sanare. La storia poi procede dimenticando il suo passato come Kaliningrad che con la cronaca della guerra dimentica di essere stata Königsberg.
Kant scrisse il saggio sulla “pace perpetua” parlando della Costituzione della Terra per gli Stati Uniti del Mondo. Parlò della pace legata alla libertà. Distinse il trattato di pace che segue la guerra e crea i presupposti di quella successiva. Lo distinse dalla pace come “foedus” come legame di paesi liberi. E della libertà disse che si poteva esprimere solo in un governo politico ispirato alla Repubblica e non alla Democrazia. Ho riletto più volte quel passaggio. Per “democrazia” intendeva quello che ora chiamiamo “populismo” e per “repubblica” intendeva quella del parlamento dei rappresentanti del popolo capaci di governare insieme, fuori dalla dittatura della maggioranza e dagli accordi di interessi di poteri sotto copertura.
Kant ha scritto il manifesto dell’Illuminismo che ha dato espressione all’unione europea e alle nazioni unite. Königsberg dove viveva è adesso Kaliningrad del tutto lontano dall’illuminismo, dall’unione europea e della pace come unione di legami di libertà. Nemmeno si ricorda che furono quelle strade, che lo videro discutere, scrivere e insegnare. Nemmeno più si ricorda quando all’inizio del suo insegnamento sostenne che bisogna prima educare all’intelligenza, poi alla ragionevolezza e dopo ancora all’istruzione che adesso chiamiamo informazione. Una linea che sembra sia invertita o piuttosto finita alla sola informazione e formattazione dell’intelligenza a una dimensione.

Pubblicato da maestrilavoro

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