La crisi energetica che piega l’economia occidentale

L’esponenziale incremento delle quotazioni del gas e, in generale dell’energia, sta mettendo in ginocchio le economie occidentali ed innescando una gravissima crisi sociale. Cause ed effetti, originatesi con la ripresa economica post covid nella seconda metà del 2021, sono poi lievitate con l’invasione dell’Ucraina. Esse sono ascrivibili ad una pluralità di concause tra loro temporalmente concomitanti e tecnicamente interconnesse tra cui principalmente la guerra nel cuore dell’Europa, la ripresa dell’inflazione, il calo della produzione, l’aumento della disoccupazione, il crollo degli indici di borsa, la risalita dei tassi di indebitamento (costo del denaro), la mancanza di investimenti, il crescente onere per interessi del già elevatissimo debito pubblico, una spregiudicata speculazione commerciale e finanziaria.  

Quanto segue prova a fare un minimo di chiarezza e semplificazione su una selezione di argomenti confusi e questioni complesse. Si vuole prescindere ed astenersi da aspetti geopolitici, di natura strettamente politica, di strategie militari tra contendenti, da posizioni politiche assunte dai governi, dagli orientamenti dei commentatori televisivi, restringendo e caratterizzando le argomentazioni ad un ambito strettamente economico e finanziario, anzi segnatamente finanziario in funzione della accentuata finanziarizzazione del sistema economico globalizzato.  N.d.r. In estrema sintesi finaziarizzazione = non più ricchezza generata dalla produzione e scambio di merci, bensì ricchezza creata dalla produzione e scambio di prodotti finanziari.   

Il focus, il punto di maggiore attenzione vuole convergere sulla intensa speculazione finanziaria che si ravvisa tra i principali fattori di instabilità.  

Anche da parte dei meno informati alcune domande sorgono spontanee in ordine alle ragioni dell’andamento fuori controllo del mercato dell’energia europeo che si traduce per la stragrande maggioranza delle popolazioni in aumenti sproporzionati delle bollette energetiche e, quindi, in un cospicuo immiserimento delle condizioni di vita.  

I dati numerici, non le opinioni, parlano da soli nel farci constatare che la materia prima come il gas naturale, del quale in natura al momento non vi è penuria, ha un costo per le aziende produttrici mediamente da 2 a 5 euro per megawattora (in un megawattora ci sono da 94,448 a 104,23 metri cubi di gas), mentre sul mercato viene commercializzato ad un prezzo oscillante da 40 ad 80 volte tanto. In termini di prezzi, nel mentre viene redatto il presente breve compendio, le quotazioni si posizionano intorno ai 200 euro a MVh e nel durante hanno fatto registrare in varie fasi punte anche di 300 euro.  

Gli apodittici ed imprescindibili fondamentali che hanno da sempre strutturato la teoretica della economia politica spiegherebbero il fenomeno in un aumento della domanda oppure in una riduzione reale dell’offerta. Cioè ci dovremmo trovare nell’ipotesi verosimile, ma non dimostrata, che andrebbe ad inquadrarsi nell’ambito della c.d. economia reale, cioè di quantità maggiormente richiesta oppure di quantità offerta in minor misura. Questa ipotesi, però, è smentita dal fatto che dalla seconda metà del 2021 e la prima del 2022 la domanda industriale di gas è calata di oltre il 9%, nel contempo la contrazione delle esportazioni della materia prima dalla Russia, causata dalle sanzioni occidentali, è stata compensata da offerte provenienti da altri paesi (Algeria, Nigeria, Norvegia).  

A ben vedere appare assai dubbio e non poche perplessità, ad avviso di chi scrive, riconducono gli effetti incrementali delle quotazioni solo ed esclusivamente a causa della guerra in Ucraina (iniziata il 24/02/2022) atteso che già nel periodo ottobre – dicembre 2021, vari mesi prima dello scoppio delle ostilità, l’aumento del prezzo del gas rispetto ai primi mesi del 2021 era del 500 – 600 %. Nel corso delle passate settimane si sono registrati aumenti che hanno toccato anche il 1000% in relazione a catastrofistiche previsioni sulle condizioni climatiche che potrebbero affliggere l’Europa nei prossimi mesi.  

A tal punto appare più che plausibile adombrare che entrambi gli aumenti, quelli recenti e quelli precedenti l’inizio della guerra in Ucraina, non possono che trovare delle spiegazioni e motivazioni di carattere finanziario. La finanza ed in particolare la finanza derivata, i cui strumenti/prodotti sono future, swap, opzioni, tutti argomenti che nello specifico meriterebbero ampia ed altra sede didascalica, trae origine, si forma, in base, sulla scorta, di eventi attesi, supposti, previsti o prevedibili oppure ipotizzati, ovvero “costruiti” appositamente “ad arte” per mezzo di notizie non ufficiali e non confermate, indiscrezioni, voci artatamente fatte circolare e trapelare attraverso la stampa specializzata o meno, oppure dai normali canali di informazione per fare, porre in essere, operazioni speculative (delle scommesse) al fine di massimizzare il più possibile i guadagli.  

Guadagli che si realizzano non già per effetto del concreto perfezionamento di un contratto di compravendita di un bene (nel caso il gas), non vi è alcuna consegna di merci, nessuno scambio tra merce e denaro. Vi è solo la compensazione della differenza di prezzo ipotizzata e prevista in un’epoca antecedente al pervenire e verificarsi della loro scadenza. Talvolta si incassa o si paga la differenza tra due contratti di segno opposto, cioè uno di vendita ed uno di acquisto di pari quantità standard e predefinite es. future, altre volte si scambiano flussi di incassi e pagamenti indicizzati al variare del prezzo di una commodity (es. gas), nel periodo di vigenza del contratto es. swap.  

Si pensi che il prodotto lordo mondiale nel 2020 è stato pari a circa 85 mila miliardi di dollari mentre il valore nozionale, cioè il valore delle attività finanziarie cui si riferisce un contratto derivato, in altre parole il valore totale delle materie prime, beni e titoli finanziari (azioni) che costituiscono il sottostante (il riferimento) delle operazioni di finanza derivata ha superato il milione di miliardi con un rapporto tra le due entità di circa 1 a 12.  Semplicemente per ogni contratto di effettiva e concreta compravendita di merci (economia reale) vi sono 12 contratti derivati dove si scambiano solo flussi finanziari (finanza derivata).

mdl Giuseppe Taddei

Pubblicato da maestrilavoro

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