Il vero problema della scuola italiana è la politica

di Gianni Di Quattro

Ho avuto l’opportunità di assistere ad un incontro virtuale sulla scuola organizzato benissimo da CDTI e da Massimo Di Virgilio che ne è Presidente e con la partecipazione di competenze di valore.

Sono stati forniti dei dati che illustrano con la massima evidenza e direi drammaticità la situazione della scuola italiana dal punto di vista della organizzazione, della professionalità, dei piani di studio, della struttura, dei mezzi a disposizione soprattutto in rapporto alla tecnologia. Del resto le statistiche internazionali, e che non sono di parte o manipolate, ci collocano agli ultimi posti come rendimenti, come livello delle università, come numero di diplomati e come numero di laureati nel paese.

Così stando le cose della scuola non è difficile capire perché il paese è ridotto come è ridotto, non è difficile capire perché è difficile che si risollevi in tempi brevi, semplicemente perché non ne ha la capacità, non è, ancora, difficile capire che il futuro del paese non può che dipendere dalla scuola, dalla sua rivitalizzazione, dal suo ruolo che deve diventare centrale nel sistema sociale e politico.

La domanda su chi ha ridotto così la scuola non può trovare risposta, perché le picconate sono state date da tutte le forze politiche a partire da almeno venti anni a questa parte e quindi si potrebbe dire il sistema politico nel suo complesso. Allo stesso modo la domanda se la scuola è stata ridotta così deliberatamente o per assoluta ignoranza e incapacità non può trovare una risposta perché non ci sono prove o testimonianze che possono orientarci in merito.

È evidente che i nostri governanti hanno sempre saputo che un popolo ignorante è meglio per chi esercita il potere, così come è altresì evidente che la politica, appunto da tanti anni, ha trascurato la scuola ma non solo perché le ha tagliato i fondi, non solo perché ha lasciato andare alla rovina strutture e organizzazioni, ma soprattutto perché non si è posta mai il problema, non ha mai capito come il futuro del paese può solo passare dalla scuola. In generale la politica si è occupata della scuola solo per problemi sindacali, solo per avere voti, solo per clientelismo cioè. Non è mai stato fatto un progetto serio, non è mai stato discusso, non si è mai investito sulle idee e sulla modernità.

La sottovalutazione della politica a tutti i livelli, a partire dal Presidente della Repubblica, può essere dimostrata dalla nomina di alti dirigenti dello Stato, addirittura di Ministri senza scolarità e senza cultura, non solo senza preparazione specifica. Questo significa dare un messaggio chiaro al paese senza se e senza ma. E non si può dire che questa è la regola della democrazia, perché questa forma socio politica ha volutamente le maglie larghe per consentire libertà, ma evidentemente per consentire allo stesso tempo il modo di creare e curare una cultura del paese. Se non lo si capisce vuol dire che non si conosce e non si capisce cosa è la democrazia.

In questo contesto certo è utile e anche importante suggerire modifiche, piccoli interventi, maggiori finanziamenti, più semplificazione (questo vale per ogni cosa che si riferisce alla pubblica amministrazione), così come studi, analisi e, infine, proporre l’impiego di competenze nuove e più moderne, in generale un rinnovamento anche anagrafico di tutta la struttura e in particolare del corpo insegnante.

Ma il vero problema della scuola italiana è la politica. Sino a quando la politica, qualche movimento o partito anziché occuparsi degli alberi d’olivo della Puglia o se il paese deve prendere i soldi in prestito dalla Europa oppure no, non mette al centro del suo progetto la scuola, sino a quando questo partito non sviluppa una azione nella società e dentro al potere per varare un nuovo progetto siamo destinati a rimanere sul bagnasciuga come adesso e con la fine che stiamo facendo (si sente il rumore delle onde che si stanno ingrossando).

È chiaro che il progetto non è sindacale, non si tratta di capire come deve essere l’organico della scuola, come riempirlo, come pagarlo, dove mandarlo eccetera. Questo aspetto del problema deve venire dopo, quando il progetto esiste, viene approvato e allora lo si implementa. Speriamo che la politica italiana non consideri troppo illuministico questo pensiero.

Pubblicato da maestrilavoro

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