Ho mantenuto il silenzio per l’assassinio di un uomo

Ho mantenuto il silenzio per l’assassinio di un uomo, inerme, assalito e ucciso con ferocia in una cittadina delle Marche, Civitanova. È stato all’improvviso, non poteva aspettarselo, preso alle spalle, ucciso a mani nude. Si è difeso come ha potuto, restando incredulo fino all’ultimo respiro. La morte è venuta come sempre arriva, improvvisa e inattesa, senza che ci puoi credere e capire. La morte è una follia. E chi uccide è più folle della morte. La morte è l’ingiustizia assoluta e chi uccide è ancora più assolutamente ingiusto.
Sono stato in silenzio, ascoltando il grido ininterrotto del dolore della moglie. Sono stato in silenzio sul bordo delle voci del razzismo, perché quell’uomo non perdesse la sua singolarità, la sua storia, quella di un uomo. Il razzismo è la follia di una società che ha perduto i legami di umanità.
La violenza è evidente, quotidiana, diffusa, gratuita. Si uccide senza ragione, se mai uccidere possa avere una ragione. Si violenta, ci si accoltella, si cerca il suicidio nell’uccisione dell’altro, si invoca la psichiatria, ma è la società che si è ammalata.
C’è un’epidemia sociale che segue quella sanitaria che nella sua confusione ha certo alimentato. Il male e il bene sono dalla parte opposta della gratuità. Il bene non si fa. È il male che si fa, il bene si dà. Il bene si dà dando se stessi.
Nella frenesia del fare è la gratuita del male. In questo fare del non avere niente da fare si perde ogni legame di umanità, si perde la gratuità del dono che rende grata la vita.
Il razzismo è un effetto della epidemia sociale, della follia di un Paese che ha perduto i suoi legami, ha perduto la libertà. Si vive a casaccio, si fa così come fosse niente, si è appiccicati al niente da fare dal quale si esce sprofondandoci, inabissandosi nel non c’è niente da fare. Non si è neppure chi fa qualcosa.
Si uccide per “futili motivi”, banali, come da sempre il male è la banalità. Si racconta che fu la banalità a far morire Omero e Nietzsche parlava della banalità come il pericolo del felice. La banalità uccide la felicità della vita. Come la banalità ha ucciso la gioia di vivere di ALIKA.
Una società futile ha anche il razzismo come suo effetto, ha la gratuità del male. La parola “futile” fa riferimento all’acqua versata, quella che si versa da un vaso con il fondo a punta e perciò non si può poggiare sul pavimento senza versare l’acqua per terra.
La società futile, ha la politica dei futili motivi a rappresentarla e reggerla. “Futili motivi” sono quelli dei politici occupati a fare potere per fare potere, come si fa per fare la violenza gratuita quando non si ha niente da fare, quando si perdono i legami di umanità sociale, quando si perde la libertà.
Ogni motivo diventa futile se non si costruisce insieme una città che sia educativa, che sia scuola dei legami sociali, per una politica del bene comune, che opera non per fare potere, ma per dare potere.
Si ha quello che si dà. Chi non da stesso non ha niente. Un bambino è nella condizione di non non avere nulla da donare ed egli stesso un dono. È la vita che viene al mondo. Il bene non si fa. Il male si fa, il bene si dà, dando se stessi, venendo al mondo, ritornando alla vita
Giuseppe Ferraro 

Pubblicato da maestrilavoro

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