Cerimonia ristretta della consegna delle stelle al merito del lavoro al Quirinale

Al Quirinale la cerimonia di consegna delle “Stelle al Merito del Lavoro”

Si è svolta nel pomeriggio al Palazzo del Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la cerimonia di consegna delle “Stelle al Merito del Lavoro” ai nuovi Maestri del Lavoro nominati il 1° maggio 2020 e 2021.
Nel Salone dei Corazzieri sono intervenuti il Presidente della Federazione Nazionale Maestri del Lavoro, Elio Giovati e il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando.
Al termine della cerimonia il Presidente della Repubblica ha pronunciato un discorso.
Erano presenti in rappresentanza del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati i Vice Presidenti Paola Taverna e Ettore Rosato.
In precedenza, nel Salone delle Feste, il Ministro Orlando, coadiuvato dal Consigliere Direttore dell’Ufficio per gli Affari Giuridici e le Relazioni Costituzionali della Presidenza della Repubblica, Daniele Cabras, ha consegnato le decorazioni della “Stella al Merito del Lavoro” a 40 nuovi Maestri, venti per il 2020 e venti per il 2021, due per ogni Regione.

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella 

 Palazzo del Quirinale, 10/11/2021

Rivolgo un saluto ai rappresentanti del Senato e della Camera. Saluto e ringrazio il Ministro del Lavoro e il Presidente della Federazione nazionale dei Maestri del lavoro.

Sono davvero molto lieto che sia stato finalmente possibile consegnare, simbolicamente – a un gruppo di Maestri del Lavoro – le Stelle al merito che il Primo maggio del 2020 e il Primo maggio di quest’anno sono state assegnate a coloro che, lavorando, hanno contribuito, in maniera significativa, alla vita economica del Paese con il loro impegno e la loro dedizione.

Maestre e Maestri del lavoro, siete i benvenuti al Quirinale: rappresentate i tanti che oggi, nelle varie città d’Italia, ricevono la Stella, simbolo di valori fondanti della vita della nostra comunità.  

La Repubblica vi è riconoscente.

Il vostro lavoro, le qualità personali che avete espresso in attività di tanti decenni, hanno contribuito a far crescere l’intera società, in risorse e opportunità.

Questo incontro, le insegne che avete poc’anzi ricevuto, ricordano che gli avanzamenti civili e sociali sono sempre il frutto di sforzi comuni di persone e di gruppi, di comportamenti che trasmettono valori, di un’etica che diviene base di una cultura condivisa.

Il lavoro è tutt’altro che un fattore esclusivamente economico. Non c’è dubbio che il lavoro sia motore dell’economia, ma è altresì elemento che sorregge il funzionamento della società: rappresenta esso stesso un valore su cui si basa la coesione di una comunità. Per questo merita riconoscimento e tutela: è una componente essenziale della dignità di ciascuno.

Nel lavoro si esprimono la creatività delle donne e degli uomini, e il loro contributo al bene comune.

Le attività che avete svolto hanno certamente richiesto sacrifici, sovente abnegazione. Nello svolgerle si è rafforzata la vostra esperienza di vita e la coscienza di far parte di una comunità via via sempre più ampia.

La ricchezza di un Paese si misura sulle opportunità di lavoro che sa offrire ai suoi cittadini. Il prodotto nazionale lordo della Repubblica è frutto del lavoro, non di astratte alchimie finanziarie.

La nostra Costituzione, con saggezza, ha collocato il lavoro alla base della Repubblica.

La Repubblica fondata sul lavoro non è il sogno di un tempo passato.

È una sfida sempre attuale, esigente, che dobbiamo saper affrontare senza sottrarci alle necessarie innovazioni, anzi procedendo alla velocità del mondo globale.

È sul capitale umano che si fonda il futuro del nostro Paese. Dunque sui lavoratori, di ogni ambito e carattere.

La cerimonia di oggi avviene in un momento caratterizzato da un duplice sentimento.

La preziosa campagna di vaccinazioni ci fa sentire avviati, pur con le difficoltà attuali, su un percorso di rilancio. La ripartenza è cominciata. Registriamo un forte rimbalzo della nostra economia, con una crescita stimata superiore alle previsioni di qualche mese or sono.

Anche il mercato del lavoro segna un significativo recupero. Con tanti dati positivi e promettenti. Le luci, tuttavia, evidenziano anche le ombre. Mezzo milione di occupati in più secondo i dati Istat del mese di settembre sono rilevanti, eppure mancano ancora trecentomila posti di lavoro per raggiungere il livello di occupazione pre-pandemia, che già richiedeva integrazioni.

Gli “inattivi”, saliti in maniera vertiginosa nella prima fase dell’emergenza sanitaria, stanno in maniera significativa diminuendo. Possiamo dedurre che le persone scoraggiate si stanno, dunque, riaffacciando sul mercato del lavoro, e tuttavia sappiamo di dover rimontare ritardi vecchi e nuovi.

Bisogna evitare che si accentuino quei caratteri critici del nostro mercato del lavoro, che già in anni recenti hanno rappresentato un freno sia in termini di qualità, sia quanto alla capacità complessiva di competere del sistema-Paese. La precarietà e frammentarietà dei contratti aumenta infatti le diseguaglianze, traducendosi spesso in retribuzioni insufficienti e in un allargamento della platea dei “poveri da lavoro”, con salari bassi, lavori intermittenti e part-time involontari.

È dovere inderogabile delle istituzioni, a ogni livello, combattere la marginalità dovuta al non lavoro, al lavoro mal retribuito, al lavoro nero, alle forme illegali di reclutamento che sfociano in sfruttamento quando non addirittura in schiavitù contemporanee inammissibili.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è un’occasione storica che determinerà la concreta eredità che verrà consegnata alle nuove generazioni. Potremo raggiungere gli obiettivi sperati – che sono al tempo stesso economici, sociali, ambientali, civili, culturali – soltanto se sarà visibile, oltre le legittime differenze di idee e interessi, un impegno corale e una convergenza di fondo tra attori pubblici e privati, tra istituzioni, imprese, espressioni sociali.

Il lavoro sarà anche la misura del successo del PNRR.

Sappiamo di avere deficit da colmare. I più importanti riguardano il lavoro femminile e l’occupazione dei giovani.

Non possono che essere al centro dell’impegno del Piano di Ripresa e Resilienza.

Voi, Stelle al merito, conoscete bene il valore del lavoro, e l’ampia soddisfazione che deriva dall’applicare i propri talenti e dalla partecipazione attiva alla vita economica e sociale. Tutto questo va consegnato ai giovani.

È questa la grande alleanza tra generazioni che va saldata.

La Federazione nazionale dei Maestri del lavoro ha posto in campo progetti importanti per favorire la trasmissione delle esperienze e dei valori che queste esperienze contengono, tra chi ha dato tanto alla comunità e i giovani che stanno completando i percorsi di formazione.

Presidente Giovati, l’immagine degli “artisti del dono” è simbolica di un patto tra generazioni, continuamente da rinnovare.

I Maestri possono essere i testimoni migliori di talento e di impegno.

Complimenti per quanto avete fatto!

Auguri per la terza tappa della vostra vita e per ciò che – ne sono certo – farete ancora, attraverso l’impegno volontario, per l’Italia!

Auguri.

 

Pubblicato da maestrilavoro

ll “Centro Studi e Alta Formazione Maestri del Lavoro d’Italia” in sigla “CeSAF MAESTRI DEL LAVORO” è legalmente costituito in associazione culturale, senza scopo di lucro. Cura e promuove la formazione dei Maestri del Lavoro aderenti e degli affiliati laici intesi come persone non insignite Stella al Merito, ma che perseguono gli stessi fini quali: favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro e a diffondere i sani principi a esso connessi, così come richiesto dal decreto del ministero del lavoro firmato dal presidente della repubblica per l’assegnazione della Stella al Merito.