Attualità di John Maynard Keynes

 

Con la giornata di studio romana realizzata dalla delegazione della capitale guidata dal mdl Gianluigi Diamantini e destinata agli studenti del liceo classico del convitto Giordano Bruno  di Maddaloni (Caserta) chiudiamo in ciclo di incontri realizzati per l’anno scolastico 2015 – 2016 grazie agli accordi quadro  sottoscritti con la Corte dei Conti,  la fondazione Ugo La Malfa e Senato della Repubblica.

Una attività di altissimo valore culturale che fa della nostra libera associazione di insigniti della Stella al Merito del lavoro una delle  più qualificate ed efficiente nello scenario Italiano. Un bel traguardo raggiunto a solo sei anni della costituzione del nostro statuto che dimostra la validità dei nostri programmi, una perfetta sintonia ed intesa tra gli iscritti attestati dal riconoscimento delle istituzioni.

Il prossimo anno si prospetta ancora più ricco di impegni  grazie anche alla disponibilità dimostrata  dai nostri soci onorari visto che proprio il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri per raggiunti limiti di età lascerà il suo incarico e avrà più tempo libero da dedicare ai nostri studenti.

L’on. Giorgio La  Malfa nella sua qualità di componente del consiglio direttivo della fondazione Ugo La Malfa ha accettato di affrontare il tema da noi  suggerito sulla teoria generale di Keynes  che ben si sposa con i programmi di alternanza scuola Lavoro che stiamo realizzando negli istituti superiori e nei licei  in fede agli accordi sottoscritti nell’ambito delle autonomie scolastiche ed in sinergia con Confapi e Confindustria.

Le relazioni che seguono saranno tutte pubblicate sul terzo numero di Gerarchia del Lavoro che uscirà entro la fine dell’anno.

Riportiamo l’intervento dell’on Giorgio La Malfa

Viaggio nel mondo di John Maynard Keynes

Di Giorgio La Malfa

L’economia è la scienza che mira a pensare in termini di modelli, unita all’arte di scegliere quei modelli che sono rilevanti per il mondo contemporaneo … L’obiettivo di un modello è distinguere i fattori semipermanenti o costanti da quelli che sono invece transitori o fluttuanti, così da sviluppare un modo logico di riflettere su questi ultimi e di capire le sequenze temporali cui essi danno vita in casi particolari. I buoni economisti sono pochi perché il dono di usare “un’osservazione vigile” nello scegliere dei model-li efficaci, benché non richieda una tecnica intellettuale particolarmente raffinata, è tuttavia piuttosto raro.’

 

John Maynard Keynes torna più volte sul fatto che gli economisti dovrebbero aspirare (e riuscire) a essere socialmente utili – “competenti e umili come dei dentisti” (CW IX, p. 372) – ma che unire capacità analitica e sensibilità pratica è una dote non comune. Nel 1923, nel Tract on Monetary Reform, osservava ironicamente:

Gli economisti si assegnano un compito troppo facile, ed anche inutile, se in mezzo alla tempesta sanno dirci sol-tanto che, quando la bufera sarà passata del tutto, il mare tornerà calmo.’

 

Un anno dopo, in un saggio su Alfred Marshall, scriveva:

Lo studio dell’economia non sembra richiedere alcun do-no intellettuale di livello particolarmente elevato. Non è forse vero che, in confronto con i rami più alti della scienza e della filosofia, essa appare assai più semplice? Eppure i buoni economisti, o anche solo gli economisti competenti, sono uccelli rarissimi … Il paradosso si spiega, forse, con il fatto che un grande economista deve possedere una rara combinazione di qualità. Deve avere uno standard elevato in vari campi e combinare talenti che non è facile trovare riuniti in una sola persona. Deve essere un matematico, uno storico, un uomo di stato, un filosofo – o al-meno deve esserlo in qualche misura. Deve capire i simboli e usare le parole. Cogliere il particolare nel generale ed essere astratto e concreto esattamente nello stesso tempo. Deve studiare il presente alla luce del passato con il fine di guardare al futuro. Nessuna parte della natura dell’uomo o delle sue istituzioni deve sfuggire al suo sguardo. Deve essere determinato, ma anche disinteressato; distaccato ed incorruttibile come un artista, e tuttavia talvolta a con-tatto con la realtà come un politico.’

 

Era un omaggio all’ingegno di Marshall, sotto la cui guida Keynes aveva mosso i prim’ passi nello studio dell’economia, ma era anche l’autoritratto di un economista che, pur essendo dal 1909 fellow del King’s College a Cambridge, non accettò mai un impegno esclusivo nel-la vita accademica, preferendo dedicarsi da una parte al-le attività pubbliche di consulenza al governo e a singoli uomini politici, dall’altra all’attività giornalistica.

The General Theory of Employment, Interest and Money, la cui elaborazione assorbì le energie di Keynes dalla fine del 1930 al febbraio del 1936, quando il libro venne finalmente pubblicato, rappresenta il culmine del suo impegno intellettuale, dove una nuova e originale analisi teorica del problema economico viene declinata in vista della sua utilizzabilità pratica nella politica economica. Dalla Teoria generale prese avvio quella che è stata chiamata la “rivoluzione keynesiana”. Fedele alla sua idea di fondo che gli economisti dovessero mirare a scrivere cose utili, Keynes si propose, come si espresse nella Prefazione,

di superare le profonde differenze di opinioni fra gli economisti che hanno, in questa fase, sostanzialmente di-strutto l’influenza pratica della teoria economica.

 

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Pubblicato da maestrilavoro

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